Home Cronaca Omicidio Autuori, mandanti e movente: i dettagli dell’operazione

Omicidio Autuori, mandanti e movente: i dettagli dell’operazione

I mandanti hanno decretato la morte di Aldo Autuori perché quest’ultimo, una volta uscito dal carcere, nell’anno 2015, allestiva una serie di attività ritenute di intralcio al predominio, sul territorio, del predetto clan.

Questo il quadro tracciato a seguito delle indagini compiute dalla Procura Distrettuale Antimafia a seguito dell’omicidio di Aldo Autuori, che hanno portato all’arresto di cinque persone.

I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE

Interviste a: Luca Masini, procuratore capo del Tribunale di Salerno; Enrico Calandro colonnello dei carabinieri di Salerno.

GLI ARRESTI

I Carabinieri della Compagnia di Battipaglia hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Salerno, su richiesta di questa Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di cinque indagati: MOGAVERO Francesco (cl.’79), BISOGNI Enrico (cl. ’68), DI MARTINO Luigi, detto “il profeta” (cl. 61), MALLARDO Francesco (cl. 51) e CECERE Stefano (cl. 72). I primi quatto già erano detenuti per altro; il quinto, unico libero, era di fatto irreperibile fino al suo rintraccio e arresto, che ha richiesto un particolare e costante impegno della PG delegata all’esecuzione. I cinque sono indagati per l’omicidio di Aldo AUTUORI, aggravato dal metodo e dalle finalità mafiose, eseguito a Pontecagnano Faiano la sera del 25.08.2015.

Le indagini, coordinate dalla DDA di Salerno, hanno permesso di individuare nel MOGAVERO Francesco e nel BISOGNI Enrico i mandanti dell’omicidio e nei restanti tre gli organizzatori dell’agguato mortale.

Le indagini hanno dimostrato il forte legame tra MOGAVERO Francesco e BISOGNI Enrico con il DI MARTINO Luigi (esponente di spicco del “clan CESARANO”), tanto da consentire ai primi di chiedere l’aiuto al secondo per eseguire l’omicidio; infatti, le indagini hanno appurato che il DI MARTINO, a sua volta, si rivolgeva, per il tramite di CECERE Stefano, all’epoca e fino a ieri libero, al MALLARDO Francesco, capo dell’omonimo clan, e ai şicari di quel gruppo.