Arrivano le motivazioni sull’arresto: “Il sindaco Alfieri ha dimostrato di saper comunicare anche con i pizzini, per cui a casa avrebbe potuto violare il divieto di comunicare con terzi”.
Con estrema sintesi si può riassumere così la motivazione secondo la quale il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Salerno Valeria Campanile ha disposto il carcere per Franco Alfieri e non i domiciliari come gli altri indagati.
Elvira Alfieri, sorella di Franco, Andrea Campanile, sodale e braccio destro, Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria della Dervit, società coinvolta in appalti e subappalti nell’inchiesta, e il responsabile tecnico del comune di Capaccio Paestum Carmine Greco hanno, come detto, ricevuto tale custodia cautelare.
Sono ben 114 le pagine dell’ordinanza a firma del Gip Campanile, all’interno della quale si legge di intercettazioni, tentativi di bonifica dell’ufficio e pizzini, utilizzati per parlare senza essere ascoltati. Un sistema molto ben oliato che fatto di appalti e subappalti, di fatture gonfiate, di comunicazioni tra fratelli in attesa di pagamenti.
Coinvolta, negli scambi telefonici, anche la Bcc di Aquara che viene interpellata da Alfieri per una richiesta di sconfinamento sul conto. Disposto anche il sequestro di beni per un equivalente di circa 250mila euro alla Alfieri Impianti, ditta di famiglia a cui la Dervit ha, secondo i giudici, subappaltato i lavori, acquistando a prezzi gonfiati i pali della luce dalla Alfieri impianti che a sua volta li comprava dallo stesso fornitore di cui si serviva la Dervit. Su cosa succederà adesso a livello amministrativo è tutto da vedere.
Il comune di Capaccio Paestum e la Provincia di Salerno dovrebbero passare rispettivamente ai vice di Alfieri e cioè Maria Antonietta Di Filippo e Giovanni Guzzo. Alfieri potrebbe dimettersi oppure l’intervento del prefetto potrebbe sciogliere i due enti e nominare un commissario che li traghetterà a nuove elezioni alla prima finestra utile.