La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso di quattro Regioni sull’Autonomia Differenziata.
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La norma voluta da Calderoli, dunque, ottiene un primo stop dalla Consulta. Vari i punti contestati: in primis c’è che l’intesa tra Stato e enti deve essere valutata su ogni singolo aspetto e non a prescindere con un trasferimento di funzioni a Roma.
La Corte, poi, ha detto la sua anche sui Lep, i livelli essenziali di prestazione, sui quali si basava la riforma Calderoli per il riconoscimento alle Regioni delle capacità di spesa e quindi dei fondi da poter ricevere. Illegittima, infine, l’impossibilità da parte delle Regioni di accedere agli obiettivi di finanza pubblica. Questi i punti forti che hanno di fatto smontato l’Autonomia Differenziata.
Con l’interpretazione della norma e della decisione della Corte, si potrà chiarire anche il potere del Parlamento, organo che viene confermato come sovrano, che avrà la facoltà di modificarne il contenuto e non soltanto ratificarlo.
Festeggia il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: «La sentenza smantella la Legge Calderoli e difende l’unità del Paese. La Corte Costituzionale – dichiara – ha accolto in gran parte e in tutto il suo nucleo essenziale le censure mosse nel ricorso promosso dalla Regione Campania e dalle altre Regioni ricorrenti, e sostanzialmente “riscrive” la legge nei termini che la stessa Regione Campania ha proposto con un disegno di legge emendativo della Calderoli trasmesso alle Camere ai sensi dell’articolo 121 della Costituzione qualche settimana fa».
Da capire, adesso, cosa faranno le istituzioni governative: la decisione della Corte non può essere impugnata, ma può essere modificato l’impianto dell’Autonomia Differenziata.