Comunicato congiunto di Civica Mente Battipaglia con l’associazione Le Marianne in seguito alla pronuncia del TAR sulla diatriba tra l’azienda Palmeco e il comune di Battipaglia. La Nota: “È dei giorni scorsi la notizia che nella diatriba tra il Comune di Battipaglia e l’azienda “Palmeco”, il TAR ha dato ragione a quest’ultima. A gennaio 2019 il comune di Battipaglia notifica all’azienda “Palmeco” di cessare l’attività di trattamento rifiuti per violazione della normativa del 2004 sull’esercizio delle attività insalubri in zona Spineta. A marzo 2019 lìattuale Sindaca elogia il dirigente del settore tecnico per aver scoperto le norme del 2004 approvate e mai applicate. A dicembre 2020 il TAR afferma che le motivazioni del Comune di Battipaglia ledono principi inviolabili della Costituzione, e boccia il provvedimento del dirigente dell’ ufficio tecnico. A prescindere da quelle che sono le motivazioni tecniche e procedurali alla base della decisione, dalla sentenza si evidenziano due fattori fondamentali: in questa Città manca una programmazione urbanistica ed ambientale; è fondamentale la partecipazione alle conferenze dei servizi per poter esprimere la posizione dell'Amministrazione circa gli insediamenti produttivi. In questa direzione va anche la richiesta dell’associazione Cittade di “ampia forma di pubblicizzazione delle convocazioni di conferenze di servizi inerenti le attività che trattano rifiuti pericolosi e non. In questo caso specifico le conferenze sono:- Conferenza dei Servizi del 14 maggio 2012- Conferenza dei Servizi 11 settembre 2014- Conferenza di Servizi del 21 dicembre 2016. La vicenda denota scarsa attenzione per la problematica ambientale nelle varie amministrazioni che si sono succedute nel corso del tempo ed ha prodotto come risultato l’ennesima sconfitta con un probabile congruo risarcimento dei danni che l’azienda si accinge a chiedere.Anche a dire dello stesso Tribunale Amministrativo Regionale, il Comune di Battipaglia, essendo venuto a conoscenza in ritardo delle autorizzazioni, avrebbe potuto impugnarle o chiederne l’annullamento in autotutela ma non lo ha fatto. Se da una parte pubblicamente assistiamo a proclami in difesa dell'ambiente e della Città in generale, tali intenzioni non si traducono in atti concreti. Non è la prima volta che una leggerezza di un atto amministrativo si traduce in un onere per i cittadini. Per questo siamo convinti del fatto che occorra una piena partecipazione dei cittadini ad ogni processo decisionale, ma soprattutto una competenza specifica da parte di chi amministra,a partire da una programmazione che possa far gestire e non subire i processi”.