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Attualità

Fos-Prysmian, niente da fare: a Roma fumata nera

By Sud Tv

February 16, 2024

Non c’è futuro per la Fos-Prysmian. Almeno questo è quanto emerso dall’incontro di ieri a Roma al ministero del Made in Italy tra dicastero, propietà e lavoratori. Al vertice era presente anche la sindaca Cecilia Francese.

“Il Governo deve dichiarare che la produzione di fibra ottica è strategica per il nostro Paese e, di conseguenza, rendere obbligatorio nei bandi l’utilizzo di fibra di qualità. Abbiamo rappresentato al ministro Urso la nostra preoccupazione nella cessione di un asset strategico fondamentale per la sicurezza ad un eventuale soggetto straniero. Riteniamo che si debbano trovare soluzioni per non fermare la produzione nello stabilimento di Battipaglia, facendo ritornare l’azienda sui propri passi sulla decisione di cedere”. A sostenerlo, in una nota stampa, sono il segretario Cgil Napoli e Campania Raffaele Paudice e la coordinatrice Filctem Cgil Campania Lella Messina. La situazione non è dunque poi così rosea, seppur dal dicastero siano arrivate delle rassicurazioni in merito.

Pare infatti ci siano ben tre acquirenti per lo stabilimento di Battipaglia che potrebbero dare stabilità ai seicento lavoratori di cui trecento operai e altrettanti dell’indotto. Inoltre, da parte dell’Agicom arriva una precisa nota seconda la quale le stazioni appaltanti possono richiedere la qualità nelle commesse, cosa che fino ad ora non rientrava nei contratti e che secondo i sostenitori della fibra ottica italiana, e in questo caso battipagliese, non può essere garantita da prodotti di altro mercato come nello specifico quello cinese.

Tale aspetto, però, pare essere arrivato in ritardo tant’è che la proprietà della fabbrica è sempre più convinta nel voler chiudere i battenti per uno dei motivi più classici in tali casi e cioè quello della marcata differenza tra spese ed introiti, con l’ago della bilancia che pende maggiormente verso le prime. Secondo la proprietà, inoltre, in caso di chiusura gli operai saranno ricollocati. Non si sa, ovviamente, né dove né quando. In ogni caso, al momento sono state date altre tre settimane di respiro durante le quali il ministro Urso cercherà altre soluzioni.