“Quello che è successo ci ha ferite ma oggi credo più che mai che tutto questo andava vissuto. I silenzi, i ciechi, i sordi. Nessuno vede e nessuno sente. Ma quando non si viene sentiti bisogna urlare più forte. Nessun adulto dovrebbe mai chiudere gli occhi davanti al disagio di un adolescente, per salvare un sistema che corre e che non sa ascoltare o forse non ascolta per comodità”: sono le parole di Laura Naimoli, nella sua lettera aperta al quotidiano La Città, in cui la cronista ebolitana racchiude la sua riflessione sull’episodio di razzismo di pochi giorni fa,di cui vittima è stata la figlia. “Negra, torna al tuo Paese. Picchio te e tua madre se non ve ne andate”, queste le parole che la ragazzina italoafricana, allieva della scuola “Matteo Ripa” si era sentita rivolgere da un suo coetaneo. “Questo ragazzino va aiutato – ci spiega la Naimoli al telefono -. Ho avuto colloquio con entrambi i suoi genitori, insieme ai docenti e ai nostri figli dopo l’episoidio, ma sono mancati gli elementi primari di comunicazione tra noi. Ancora non so come sia possibile sia potuto accadere: sia la madre che il padre del ragazzo, pur non dichiarandosi razzisti, hanno bollato loa cosa come una scaramuccia tra ragazzi.” La Naimoli ha smentito ai nostri microfoni di aver sporto denuncia contro la scuola e non trasferirà sua figlia in un altro istituto.