«Le modifiche al regime forfetario? Cervellotiche». Parola del presidente nazionale di Fedapi, Pietro Vivone, che interviene sulle modifiche apportate dal governo, in sede di redazione della legge di bilancio, al regime forfetario. Variazioni, le quinte in cinque anni, che rischiano di creare non pochi disagi a chi è già titolare di partita Iva o a chi si accinge ad aprirne una. Nel regime forfetario targato 2020, infatti, sono stati introdotti un nuovo requisito di accesso, una nuova causa di esclusione e un sistema di premialità per incentivare l’utilizzo della fatturazione elettronica.
«Tali variazioni – spiega il presidente Vivone – non sono nemmeno sbagliate. Penso, ad esempio, alla decisione di non permettere a chi guadagna più di 30mila euro all’anno di usufruire del regime forfetario. Il problema è che sono state comunicate in tempo limite. In questi casi non è la scelta ma la tempistica a fare la differenza. Sarebbe stato diverso se la norma non fosse entrata in vigore l’1 gennaio».
«Ascoltando il sottosegretario all’Economia, Cecilia Guerra – aggiunge il responsabile del centro studi di Fedapi, Antonio Procida – mi viene spontaneo pensare che ci sia un’incapacità di fondo nel comprendere le problematiche del paese reale. È vero, da un lato, che non sono stati aggiunti adempimenti, ma è altrettanto vero che non è possibile cambiare le regole in corso d’opera. È come se fra il primo ed il secondo tempo di una partita di calcio la Fifa decidesse di cambiare le regole del fuorigioco. Un esempio? Col precedente regime erano incentivate le assunzioni. Con quello 2020 avviene esattamente il contrario».