Figurano anche il magistrato Roberto Penna, all’epoca dei fatti contestati sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Salerno, e la sua compagna, l’avvocato salernitano Maria Gabriella Gallevi, tra le cinque persone arrestate, oggi, dai carabinieri del Ros di Napoli, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica partenopea.
Si tratta di arresti domiciliari, notificati anche agli imprenditori Francesco Vorro, Umberto Inverso e Fabrizio Lisi, quest’ultimo ex generale della Guardia di Finanza. Contestati, a vario titolo, la corruzione per l’esercizio delle funzioni, per atto contrario ai doveri d’ufficio e in atti giudiziari, oltre che induzione indebita a dare o promettere utilità.
Il gip di Napoli ha emesso una misura cautelare in carcere, con il beneficio degli arresti domiciliari, nei confronti di Roberto Penna. secondo l’accusa il magistrato, interessato da perquisizioni nel luglio del 2021, avrebbe fornito informazioni, coperte da segreto investigativo in merito ad alcune inchieste a carico degli imprenditori indagati.
Per gli inquirenti, l’ex pm avrebbe informato Vorro e Inverso di procedimenti penali riguardanti abusi edilizi in cui risultavano coinvolti e di cui lui si stava occupando.
La sua compagna, avvocato, avrebbe ottenuto incarichi professionali grazie al magistrato che, come contropartita, avrebbe omesso di procedere nelle indagini sul conto degli imprenditori. Penna ha sempre mostrato disponibilità, attraverso il proprio legale di fiducia, a collaborare con gli inquirenti.
L’inchiesta, partita nel gennaio dello scorso anno, è condotta dai pm Antonello Ardituro e Antonella Fratello, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio e seguita dal procuratore capo di Napoli, Giovanni Melillo.
L’ex pm Penna, attualmente in servizio presso il Tribunale di Sorveglianza di Salerno, negli ultimi anni è balzato agli onori della cronaca anche per aver rappresentato la pubblica accusa nel processo, con rito immediato, che vede l’ex procuratore generale della Corte di Appello di Catanzaro, Otello Lupacchini.
Secondo l’accusa sostenuta da Penna, Lupacchini avrebbe mentito per ottenere il potenziamento della propria scorta fornendo informazioni false al Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di Catanzaro.