Dettagli molto macabri emergono dall’ordinanza di custodia cautelare a firma del Giudice per le indagini preliminari di Salerno Giandomenico D’Agostino.
https://youtu.be/a9BlBPwDl1A
L’amministratore della Comunità Tutelare per persone non autosufficienti “Istituto Europeo per la Terza Età” è finito in carcere con una lunga serie di accuse. I Nas di Salerno, insieme ai militari dell’Arma del gruppo tutela salute di Napoli e del comando provinciale, hanno notificato il provvedimento di sequestro di persona e maltrattamenti ai danni degli ospiti della struttura situata nel capoluogo di provincia.
Insieme a Sica, sono finiti nei guai, tra domiciliari e interdizione all’attività medica, altri componenti della direzione della struttura, medici, operatori, direttori sanitari e responsabili vari. Tutto è partito dalla denuncia di due operatori socio-sanitari che, al termine del turno di lavoro, si sono resi conto di ciò che accadeva in quelle stanze.
Secondo l’impianto accusatorio, gli ospiti venivano legati a sedie a rotelle o letti con stracci e lasciati sporchi, in mancanza delle minime accortezze igienico-sanitarie. Dalle indagini sono emerse carenze nell’organico, sia dal punto di vista numerico che professionale, ma anche nella struttura, con problemi all’impianto di riscaldamento e mancanza di acqua calda.
Si parla di un uomo legato a una sedia e maltrattato, denudato in aree comuni con altri ospiti, e sottoposto a terapie farmacologiche da parte di operatori senza qualifica. In altri casi, ancora più agghiaccianti, vari ospiti hanno avuto bisogno di essere trasportati in ospedale a causa di gravi complicazioni del loro stato di salute.
Agli ospiti sarebbero state estorte anche somme di denaro tramite la complicità di un amministratore di sostegno. Le intercettazioni rivelano che Sante Sica chiedeva iniezioni di medicinali per calmare gli ospiti e spesso menzionava il denaro, lamentandosi per la morte degli anziani e la perdita dell’entrata mensile.
Insomma, un quadro accusatorio che fa pensare a una vera e propria casa degli orrori, gestita a livello familiare con la connivenza di medici, operatori e legali di sostegno. Situazione alla quale hanno messo fine gli inquirenti, grazie anche alle denunce di alcuni lavoratori che non hanno abbassato la testa.