Fra i residenti nella Valle dell’Irno, compresa tra le province di Salerno e Avellino, i livelli medi di mercurio appaiono superiori alla media dell’intera popolazione esaminata. Questi i risultati, illustrati stamattina nella sala giunta della Regione Campania, del protocollo Spes, studio di biomonitoraggio condotto dall’istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno.
L’indagine era tesa ad esaminare lo stato di contaminazione di suolo, aria e acqua in alcuni territori della Campania.
Lo studio, partito nel 2016, ha interessato un campione di 30mila cittadini volontari, arruolando, tra questi, 4.200 residenti in 175 Comuni delle province di Napoli, Caserta, Avellino e Salerno, raggruppati in tre differenti aree di impatto e 21 differenti cluster. I soggetti arruolati per lo studio sono stati sottoposti a visite mediche approfondite, con indagini biologiche che hanno riguardato sangue, urine e feci, per valutare la concentrazione di contaminanti.
Sulla base dei risultati ottenuti si evidenziano situazioni di particolare rilievo ed entità soprattutto nelle aree di Avellino Est, nella Valle del Sabato, nella Valle dell’Irno e in alcuni comuni del confine Napoli Nord/Caserta.
“Questo studio si occupa della correzionale tra l’esposizione ambientale e la salute dell’uomo. È stato elaborato – ha detto il direttore generale dell’istituto zooprofilattico Antonio Limone – un indice di pressione ambientale. In Campania l’inquinamento ambientale non è omogeneo. Il pregio di questo studio Spes resta l’elaborazione di un modello”.