Nelle prime ore della mattina, a Salerno e provincia, Battipaglia, Eboli, Montecorvino Pugliano, Olevano sul Tusciano, San Marzano sul Sarno, Pontecagnano Faiano, Nocera Inferiore, Pagani, Altavilla Silentina, Angri, oltre che a Policoro e Monsummanno Terme, i Carabinieri del Comando Provinciale dì Salerno, con il supporto del 7° Nucleo Elicotteri di Pontecagnano, del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro dì Salerno e di personale dei Comandi Provinciali Carabinieri di Matera e Pistoia, hanno eseguito un’ordinanza applicativa dì misure cautelari emessa, su richiesta della Procura della Repubblica, dal GIP del Tribunale di Salerno nei confronti di 35 indagati, 27 arresti domiciliari e 8 obblighi di dimora, ritenuti responsabili, a vario titolo, di “associazione per delinquere” finalizzata al “favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina”. Dei 35 indagati destinatari delle misure cautelari, 8 non sono stati rintracciati e nei loro confronti continuano le ricerche.
I provvedimenti restrittivi scaturiscono da una complessa indagine condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Salerno, avviata nell’agosto 2015. Sono stati infatti ricostruiti gli assetti di un sodalizio criminale con base operativa nella provincia salernitana, con ramificazioni in altre province del territorio dello Stato, nonché in altri paesi europei, in particolare Francia e Belgio e in Marocco, dedito alla sistematica violazione del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, nonché condotte di riduzione in schiavitù, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro in danno di cittadini extracomunitari.
Fra gli italiani numerosissimi sono gli imprenditori agricoli, nonché alcuni professionisti in particolare un consulente del lavoro. Nel corso delle indagini è stata analizzata la documentazione relativa al rilascio di permessi di soggiorno stagionale per motivi di lavoro, gestiti per via telematica nell’ambito del c.d. “decreto flussi” periodicamente emanato dal Presidente del Consiglio dei Ministri sulla base dei criteri indicati nel documento programmatico triennale sulle politiche dell’immigrazione, con riferimento alla posizione di circa 400 lavoratori non comunitari immigrati dal 2015 al2018. Le indagini hanno dimostrato la fàlsità, in origine, delle domande per la concessione di tali permessi di soggiorno, per i quali ogni migrante era disposto a versare all’organizzazione somme variabili fra i 5.000 ed i 12.000 euro.
I vari imprenditori agricoli locali aderivano all’organizzazione per mero profitto, garantendosi generalmente manodopera sottopagata per il lavoro nei campi. In altri casi, invece, si limitavano a ricevere un compenso da 500 a 1.000 euro per ogni contratto di lavoro fittizio a loro richiesto.