La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Salerno ha eseguito un decreto di sequestro preventivo nei confronti di sei soggetti, tra commercialisti ed amministratori di una società di Milano, ritenuti a vario titolo responsabili di un’evasione fiscale quantificata in oltre 2 milioni e mezzo di euro.
Le prime indagini sono state avviate nel 2016, da parte delle Fiamme Gialle di Vallo della Lucania, insospettite dal fatto che un imprenditore aveva spostato nel piccolo Comune cilentano di Laurino (SA) la sede di una delle sue imprese, operante nel settore dell’impiantistica termica.
Un trasferimento anomalo e, soprattutto, avvenuto solo sulla carta.
Come riscontrato infatti dai militari nel corso di un sopralluogo, presso il nuovo indirizzo non vi era alcuna traccia dell’azienda. Non un’insegna o una cassetta postale, né tantomeno un locale o un magazzino che ne provasse l’operatività.
L’inchiesta ha, da quel momento, preso tutt’altra piega: per fare luce sulla vicenda, i Finanzieri hanno aperto una verifica per approfondire la posizione fiscale della società, che di fatto aveva mantenuto cuore e anima nel centro meneghino, a due passi dal Duomo.
L’indagine ha portato alla scoperta di un vero e proprio sodalizio di matrice calabrese (quasi tutti i responsabili erano lombardi solo di adozione), con al vertice l’amministratore di fatto della società, principale artefice della truffa, e, a seguire, i due rappresentanti legali, mere teste di legno.
Notevole apporto alla realizzazione del piano è stato infine fornito da tre commercialisti che, mediante la compilazione dei modelli 760 e degli F24 con dati non rispondenti al vero, hanno contabilizzato crediti IVA inesistenti per cifre enormi, ai quali la società ricorreva sistematicamente per annullare le imposte che avrebbe dovuto versare.
Nell’ambito dell’operazione sono stati sequestrati 15 fabbricati e 22 terreni, nonché una serie di beni di lusso, tra i quali orologi e quadri di pregio, una lussuosa villa sita nel capoluogo lombardo (che, da sola, vale mezzo milione di euro), una Porsche “718 – Cayman” e una fiammante Ferrari “612 – Scaglietti”.
Gli indagati dovranno ora rispondere dell’accusa di evasione fiscale mediante l’indebita compensazione di crediti d’imposta fittizi, reato per il quale rischiano la reclusione fino a 6 anni.