In una nota Cicicamente scrice: ““Restiamo” a casa, non “desistiamo”!
Abbiamo appoggiato, con rispettoso silenzio, anzi magnificando, le iniziative comunali, consci
della difficoltà di gestire un’emergenza complessa e sconosciuta. Dopo 39 giorni “a bassa voce”,
sentiamo il dovere di alzarla, in maniera forte. La città viveva già una crisi economico lavorativa
che l’evento epidemiologico ha acuito. A ciò si è aggiunta un’emergenza alimentare per tanti nostri
concittadini. A riguardo, non possiamo che plaudire le associazioni del terzo settore e Padre Ezio
Miceli con l’intera comunità ecclesiale che hanno subito messo in campo un’iniziativa toccante.
Altrettanto commovente è stata la magnanimità dei battipagliesi, impegnati a riempire i carrelli
della spesa solidale.
Purtroppo, abbiamo dovuto assistere ad atteggiamenti fortemente discutibili: assessori e
consiglieri comunali che, nonostante le restrizioni in atto, giravano allegramente per la città.
Inoltre, grazie ai social, abbiamo scoperto che persino cittadini comuni, noti amici di questa
amministrazione, stazionavano bellamente all’interno della scuola De Amicis con tanto di
fotografie e video per immortalare un gesto che non ha bisogno certo di pubblicità se fatto con
il cuore. La goccia che però ha fatto traboccare il vaso, è stata la gestione dei primi tamponi – o
speed test – arrivati a Battipaglia grazie alla vicinanza dell’istituto zooprofilattico, convenzionato
con la Regione Campania.
Il Presidente De Luca, in data 15 Aprile espone pubblicamente le priorità nell’effettuazione dei
tamponi in questi termini: “Screening mirato su alcune fasce particolari come familiari di pazienti
in isolamento domiciliare; personale sanitario e delle forze di polizia, soggetti che riprendono
l'attività economica, anziani delle case di accoglienza, fasce deboli (disabili, malati di diabete…),
operatori del settore trasporto, dipendenti pubblici a contatto con l'utenza, etc”.
La stessa Sindaca ha inteso la priorità, post del 16 Aprile: “Abbiamo iniziato dalle categorie più
esposte come personale dipendente in servizio, dipendenti della partecipata Alba, guardie
ambientali, personale delle farmacie del territorio, personale volontario impegnato nella ex Scuola
De Amicis nel progetto Spesa Solidale, polizia ferroviaria, cittadini ed amministratori comunali
che si sono ritrovati in prossimità della casa comunale e che volontariamente hanno deciso di
sottoporsi ai test.”
Nessuna traccia dei medici di base o del personale dei presidi medici di Croce Rossa o
Guardia Medica, che sono a contatto con pazienti potenzialmente positivi giorno e notte. E
nessuna traccia delle altre categorie elencate dal Presidente De Luca o, comunque, interessate da un
costante contatto con il pubblico, come gli impiegati degli esercizi commerciali del settore
alimentare.
L’amministrazione ha inteso dare priorità, al contrario di quanto esposto dal Presidente di Regione
ed al contrario della stessa ragionevolezza, ad impiegati comunali e, ancor peggio, a “cittadini ed
amministratori della casa comunale che si sono trovati in prossimità”. Ci lascia interdetti il termine
“in prossimità”: dobbiamo credere davvero che alcuni cittadini (per non dire parenti di
consiglieri comunali o di dipendenti) passeggiassero vicino alla casa comunale nello stesso
momento i cui erano in corso i test? Ed a che titolo quei familiari, quegli amministratori pubblici
si trovavano nei pressi della Casa Comunale quando a tutta la cittadinanza viene impedito da norme
nazionali e regionali di lasciare le proprie abitazioni? Era necessario creare le condizioni affinché
un amministratore di un gruppo Facebook dovesse avere bisogno di un tampone, sottraendolo
ad un medico? Ed infine, è decoroso che amministratori pubblici, pagati dai cittadini, esternassero
con stupida ironia l’effettuazione di un tampone in un momento così drammatico?
Speravamo che almeno su cose serie, come questa, il sindaco-medico utilizzasse la ragionevolezza e
non sempre la solita politica degli “amichi”. Ma, anche in questa occasione, ha perso l’occasione di
raddrizzare una gestione amministrativa fallimentare”.