Sulla tragedia di Eboli arrivano le prime sostanziali decisioni da parte dei giudici.
Sono cinque gli indagati per la morte del piccolo Francesco Pio D’Amaro di appena tredici mesi. Si tratta della madre Paola Ferrentino, degli zii Simone e Giuseppe Santoro, dei proprietari dei cani assassini Gaia Sabato e Fabio Fiorillo. Varie e diverse le accuse come, ad esempio, la mancata custodia dei due molossi che lunedì mattina hanno attaccato e sbranato il piccolo. La tragedia si è consumata in pochi attimi e per Francesco Pio sono stati inutili gli interventi di zii e madre, tanta era la furia dei due pitbull. I cani erano custoditi in una stanza della casa ove è avvenuto il fatto. Per ragioni ancora da appurrare, gli animali si sono liberati ed hanno aggredito zio e nipote.
Forse hanno visto nel piccolo un pericolo, fatto sta che sono stati capaci di afferare Francesco Pio, strapparlo dalle braccia dell’uomo e scaraventarlo a terra per poi ucciderlo in pochi secondi. Lo zio e la madre, ma anche un secondo parente allertato dalle urla, hanno cercato di sottrare l’infante dalle grinfie dei due molossi, ma era già troppo tardi. I due pitbull erano talmente infuriati che hanno morso anche i vani soccorritori, provocando loro profonde ferite agli arti.
Dopo l’aggressione, gli animali sono stati prelevati dai veterinari dell’Azienda Sanitaria Locale e trasportati in un centro a Pignataro Maggiore nel casertano. Nel mentre si attendono gli esiti dell’autopsia sul corpo del piccolo Francesco Pio, che sarà condotta dal medico legale Adamo Maiese all’ospedale di Eboli, la comunità eburina, o parte di essa, spera che i due animali assassini non vengano abbattuti.
Animalisti e attivisti in difesa dei diritti degli animali, infatti, chiedono a gran voce che i cani sopravvivano. Un qualcosa che, purtroppo, non può concretizzarsi per un bambino di appena tredici mesi, ucciso e sbranato mentre era in braccio allo zio in quella che doveva esssere una mattinata spensierata di giochi e di sogni.