Presa di posizione dell’associazione italiana Architettura e Critica sui lavori effettuati sul monumento dedicato al Maresciallo Maggiore della Guardia di Finanza Vincenzo Giudice in Piazza della Repubblica ad Eboli. Tale interventi avrebbero apportato delle “modifiche” senza alcun criterio progettuale.
I lavori effettuati, secondo l’Aiac, annullano il significato dell’opera tra le altre cose selezionata ed esposta al meeting internazionale di architettura tenutosi a Selinunte nel 2017.
“Con poche mosse – è l’assunto del presidente dell’associazione Luigi Puglisi – è stato cancellato il valore semantico del complesso monumento ed il filo logico che metteva in comunicazione ogni singolo elemento. L’eroe è stato vilipeso”.
LA LETTERA DELL’AIAC
Ad Eboli una lunga storia travagliata accompagna la memoria del MM della Guardia di Finanza Vincenzo Giudice, eroe della II guerra mondiale noto per essere stato trucidato a
Bergiola Foscalina, durante una rappresaglia, nel vano tentativo di salvare la vita agli ostaggi condannati alla fucilazione dai nazifascisti. Già due monumenti sono stati demoliti
dalle diverse amministrazioni che si sono succedute dagli anni ottanta. Nel 2014 l’ultimo monumento a cura dello studio Bruno Architettura (architetti Luca Bruno e
Romina Maioli), sembrava trovare un delicato quanto toccante equilibrio tra gli elementi commemorativi ripresi dai precedenti monumenti (un bassorilievo ed un busto in bronzo) e
la definizione della spazio architettonico urbano.
Un racconto, un percorso tridimensionale che narrava ai visitatori un triste evento: la morte di Vincenzo Giudice. Il visitatore aveva avanti a se’ il busto dell’eroe poggiato su un
monolite nero che simboleggiava la tomba che Eboli non ha mai avuto. Una “pioggia” d’acqua, invitava alla riflessione, i fari a terra disposti a forma di cerchio ricordavano la
sagoma della vecchia fontana in ghisa lì presente fino agli anni ‘80, come il velo di asfalto, citazione della vecchia pavimentazione della piazza, il bassorilievo il momento
commemorativo “narrativo”, in cui Giudice si tolse la giubba per donare il proprio corpo in sacrificio, ed infine l’epitaffio inciso a traforo su una lastra di acciaio corten ossidato a
trasmettere la sensazione dello scorrere del tempo. Fruibile da tutti non era solo un monumento da vedere, ma da vivere, da percorrerlo e diventarne parte attiva.
Il giorno 16 settembre di quest’anno, in occasione della celebrazione dei 74 anni dalla morte del MM della G. di F. Vincenzo Giudice, il monumento è apparso in un’altra inedita veste.
La nuova amministrazione ha ritenuto opportuno apportare delle “migliorie di restyling” recintando a mo’ di aiuola, con opere di discutibile accortezza costruttiva, l’area del
monolite/tomba, impedendo qualunque relazione con i visitatori. Sul granito nero assoluto dello Zimbabwe è stata appiccicata una didascalia in plastica bianca, l’illuminazione, che
contribuiva a creare drammatici chiaroscuri e ad evidenziare volumi e tridimensionalità, eliminata per sempre, dettagli costruttivi e geometrie, vengono violentati e cancellati per
sempre, l’EROE VIENE VILIPESO. Con poche mosse, è stato cancellato il valore semantico del complesso monumento, il filo logico che metteva in comunicazione ogni singolo elemento e contribuiva al funzionamento della macchina/monumento; Il monumento a Giudice non funziona più, non è più percorribile, è morto.
Si è smarrita la composizione, i pesi degli elementi che lo costituiscono sono sbilanciati, sproporzionati e sgradevoli, la “composizione” è stonata; esso, ormai scempio, non ha più
senso di esistere, offende inoltre i cittadini e, soprattutto l’eroe. Una manomissione che trasforma la Memoria in NIENTE, che lancia un messaggio ANTICULTURALE alle generazioni future: è stato distrutto il senso di un’opera architettonica, mortificando i progettisti, debellando un’opera d’ingegno e svilendone brutalmente il significato. Quel che è accaduto, è un messaggio che penalizza la cultura.
Luigi Prestinenza Puglisi
(Presidente Associazione Italiana Architettura e Critica)