Eboli: sarà rimpatriata in Marocco la salma dell’uomo ucciso da un Suv la sera del 31 dicembre. Il marocchino, molto conosciuto in zona, era alla guida della sua bicicletta quando, intorno alle 22.00 in località Santa Cecilia, è stato investito dall’auto di grossa cilindrata.
A guidarla c’era un giovane imprenditore del posto che si è fermato ed ha allertato i soccorsi. Per l’uomo, trasportato al “Maria Santissima Addolorata” di Eboli non c’è stato nuula da fare. Il cadavere è in attesa di autopsia presso il nosocomio ebolitano. In seguito all’esame autoptico, che dovrebbe essere disposto a breve, si potrà procedere all’iter per il rientro in patria della salma.
La locale comunità marocchina ha già iniziato una raccolta fondi per pagare allo sfortunato lavoratore l’ultimo viaggio verso la terra natia. Anche l’imam di Eboli si sta interessando alla cosa e sta lavorando con gli organi istituzionali. Si dovrà organizzare, ovviamente, un trasporto eccezionale e si ha la necessità di una lunga serie di permessi e nulla osta. Ambasciate e consolati sono già stati avvertiti e chiamati in causa. A rendere difficili le operazioni sembrerebbe ci sia la mancanza di documenti che attestino le generalità del morto, che parebbe chiamarsi Driss Bala.
Ad Eboli è arrivato il fratello della vittima che avrebbe fornito elementi molto importanti. In ogni caso, ancora una volta, la vittima di un sinistro è un appartente a questa non modesta comunità di lavoratori extra comunitari, costretti a vite al limite e soprattutto al margine della società. Ogni sera, fanno ritorno nei loro rifugi di fortuna, spesso senza acqua, luce o altri servizi, percorrendo la strada con mezzi malandati e poco sicuri. Quasi invisibili nella notte, vengono investiti o sono causa di sinistri, diventando loro malgrado protagonisti della cronaca nera. Finali tragici di vite sfortunate e negative, vissute alla giornata e senza alcuna possibilità di miglioramento. Quando accaduto la sera di San Silvestro è soltanto l’ennesimo episodio, uno dei tanti, a cui in maniera cinica e disumana si fa l’abitudine, in un circolo vizioso di rassegnazione.