In Europa, grazie all’eurodeputata Lucia Vuolo (FI/GRUPPO PPE) si parla di equipollenza. Sono due le petizioni presentate dall’onorevole in merito alla situazione dei docenti italiani in attesa di riconoscimento del titolo conseguito all’estero per l’insegnamento e per il sostegno.
La prima è stata firmata insieme con l’Avvocato Maurizio Danza. La petizione è redatta circa “il conferimento di contratti di lavoro rispetto all’ostracismo previsto dall’articolo 5 della Legge 74/2023. Evidenziando quindi la violazione del diritto all’accesso parziale e quindi al diritto all’insegnamento anche a tempo determinato”.
A farne le spese, si stima, siano circa 15 mila docenti. La seconda, invece, insieme agli avvocati Angela Maria e Stefania Fasano e da Gaetano Giordano (SILAV). Nelle ambizioni dell’Onorevole, dello Studio Fasano e della Silav, questa petizione pone l’accento invece sulle “tempistiche del riconoscimento del titolo estero certamente inconciliabili con il diritto al lavoro e al suo accesso dei giovani docenti precari, travalicando anche i 36 mesi di attesa”.
«Ho riportato il problema dell’equipollenza dei titoli esteri in Europa. Mi ero mossa oltre un anno fa con un’interrogazione che portò la Commissione europea a riconoscere la lentezza del Ministero dell’Istruzione rispetto alle procedure di riconoscimento. Poi, nonostante una stretta di mano a Roma, le cose sono andate diversamente. Nel frattempo il Consiglio di Stato e la Corte Costituzionale sono stati chiamate a dirimere la faccenda dopo la sciagurata Ordinanza Ministeriale 112/2022».
«Ad oggi non esiste alcun organo di giustizia costituzionale ed amministrativa che dia torto a quanto sto, stiamo facendo. Ciononostante, il MIM ha deciso di andare secondo logiche legittime, ma che in molti non riusciamo a condividere» spiega l’Onorevole Lucia Vuolo.