È passato un anno dall’efferato omicidio di Ermenegilda Candreva a Paestum.
Uccisa dalla nipote, all’epoca dei fatti di 16 anni, la 76enne viene a distanza di 12 mesi ricordata dalla comunità di Paestum. La giovane ha ucciso l’anziana con ben sei coltellate, quattro alla schiena, uno alla nuca e uno all’addome.
Dopo un anno dal fatto, l’unica novità è legata al destino dell’assassina. Già in una casa famiglia, e dunque mai stata in carcere, la nipote, assistita dall’avvocato Antonello Natale, aveva già chiesto la sospensione del procedimento con messa alla prova in una precedente udienza.
La decisione del Tribunale è stata accolta con soddisfazione dal legale della ragazza, che ha dichiarato: “La messa alla prova per i minorenni è un istituto previsto dalla legislazione nell’interesse della società. Nel caso specifico, dopo un lungo lavoro è stata fatta coincidere la verità storica con quella processuale”. Le indagini e il processo ovviamente continuano e soltanto i giudici potranno appurare le colpe, spiegare i motivi, scavare nel profondo della cosa.
Unica certezza è che quanto accaduto nella piccola casa all’ombra dei templi di Paestum è contro natura. Una giovane che uccide un’anziana, le due legate dal più prezioso dei legami, quello con i propri nonni, che di indissolubile ha ben poco.