Ancora sigilli a palazzi in costruzione a Battipaglia, dopo quelli del dicembre scorso.
Le strutture, che secondo l’accusa dei consulenti dei pubblici ministeri Elena Cosentino e Alessandro Di Vico sarebbero state innalzate con volumetrie non spettanti, si trovano in pieno centro cittadino e nel quartiere Belvedere.
Si tratta del medesimo filone d’indagine che ha interessato la città nei mesi scorsi. Da questa mattina, in azione a Battipaglia i carabinieri della locale compagnia, quelli di Salerno e la Guardia di Finanza con sede in città.
Pare che tra gli indagati, almeno stando all’altra inchiesta, ci siano anche ex amministratori tra i tredici nomi nel fascicolo, ma è ancora tutto da appurare.
L’indagine coinvolge altre dieci persone, tra cui due funzionari dell’ufficio tecnico comunale, cinque imprenditori comproprietari delle strutture, due professionisti responsabili della progettazione e il titolare della ditta esecutrice dei lavori, già nota per essere coinvolta in precedenti operazioni.
Le ipotesi di reato, contestate a vario titolo, riguardano il concorso in abuso edilizio e il falso in atto pubblico.
Nel merito, interviene Annalisa Spera di Radici e Valori: «Tanto tuonò che piovve – scrive – e così a distanza di poco più di due mesi dall’ultimo maxisequestro di palazzi in costruzione questa mattina, a quanto si apprende dagli organi di informazione, la magistratura salernitana ha provveduto a sequestrare altri due fabbricati in costruzione.
Senza entrare nel merito della legittimità degli atti amministrativi, saranno poi gli organi giudiziari a stabilire la verità, non è più giustificabile il modus operandi di questa amministrazione, singoli interventi e non un progetto complessivo di sviluppo del territorio. E questa incapacità determina danni per tutti: per il territorio, per gli stessi imprenditori che investono fondi e impiegano risorse e per gli ignari acquirenti che spesso si trovano a immobilizzare somme senza sapere quando e dopo quanto tempo vedranno sbloccate le costruzioni o restituiti i soldi.
E ancora ci domandiamo come mai dopo quasi nove anni di governo Francese il Puc sia fermo nei cassetti dell’ente? Lo dicevamo anni fa, e mia verità è stata smentita: questa amministrazione non aveva e non ha nessuna intenzione di procedere a programmare il territorio.
Si continuano a preferire interventi senza respiro politico e prospettiva, rispetto a provvedimenti generali con ricadute non solo per le attività di edificazione, ma anche di trasformazione urbana, economica e sociale dell’intera città».