Nel corso dell’ultima udienza del processo che vede imputato l’ex sindaco di Battipaglia Giovanni Santomauro insieme ad altre diciassette persone, il pubblico ministero Elena Cosentino ha richiesto una condanna a otto anni di reclusione per l’ex primo cittadino.
Secondo l’accusa, Santomauro avrebbe fatto parte di un presunto accordo illecito che coinvolgerebbe anche il clan dei Casalesi, finalizzato alla gestione irregolare degli appalti pubblici nel territorio comunale.
La richiesta è stata avanzata davanti al collegio della prima sezione penale, al termine della fase istruttoria del dibattimento, chiusa con le dichiarazioni difensive dell’ex sindaco.
Il pubblico ministero ha formulato richieste di pena anche per gli altri imputati, tra cui dirigenti e imprenditori ritenuti vicini alla criminalità organizzata, coinvolti nell’affidamento e nell’esecuzione di opere pubbliche a Battipaglia.
Le accuse, contestate a vario titolo, comprendono corruzione aggravata, abuso d’ufficio, turbativa d’asta, concussione e intestazione fittizia di beni. L’inchiesta ha preso avvio in seguito alla denuncia presentata da un dipendente comunale.
Oltre ai reati legati agli appalti, Santomauro, difeso dall’avvocato Cecchino Cacciatore, deve rispondere anche di concussione sessuale: secondo quanto sostiene la Procura, avrebbe promesso posti di lavoro a giovani donne disoccupate in cambio di rapporti sessuali, accuse che l’ex sindaco ha respinto.
Al centro del processo ci sono in particolare i lavori per il completamento della casa comunale di Battipaglia, interventi edilizi e la messa in sicurezza dell’incrocio tra via Don Minzoni e via Belvedere, per un valore complessivo di oltre cinque milioni di euro.
Secondo l’accusa, questi appalti sarebbero stati assegnati in modo illecito ad aziende riconducibili, direttamente o indirettamente, al clan dei Casalesi.