Dopo la decisione del Gip di Vallo della Lucania sulla conferma dei domiciliari ai danni di Franco Alfieri, accusato di corruzione, la situazione dell’ormai ex amministratore si complica.
Secondo il tribunale vallese, Alfieri si sarebbe contraddetto in sede di interrogatori di garanzia. Per Domenico Valerio Ragucci, il Giudice per le Indagini Preliminari che ha assentito alle richieste del procuratore Francesco Rotondo, Alfieri, qualora fosse uscito dai domiciliari ai quali è ristretto dal mese di ottobre, sarebbe stato ancora capace di inquinare le prove.
Insomma, non proprio un quadro roseo, che viene ancor più reso complesso da quanto scritto a Ragucci sull’interrogatorio presso il tribunale di Salerno.
Il Gip ritiene che siano state rese “una serie di inspiegabili scuse completamente disgiunte dalle evidenze probatorie”. Questo rispetto alla posizione della sorella Elvira, all’epoca dei fatti responsabile dell’Alfieri Impianti e oggi dimessasi, nonché unica ad aver lasciato i domiciliari.
Altra attenzione è sul rapporto tra l’amministratore sotto custodia e la Dervit, l’altra società colpita dall’inchiesta giudiziaria, che il giudice vallese ha messo sotto la propria lente di ingrandimento: “Nonostante abbia ammesso di conoscere De Rosa (dirigente Dervit), si è contraddetto, dicendo di sapere che l’impresa del coindagato cercasse altre imprese per procedere a un subappalto dell’appalto a Battipaglia, ma non sapendo che quest’attività fosse stata assegnata all’impresa all’epoca gestita dalla sorella: aspetti, questi, in evidente contraddizione”.
Tutti questi elementi sono alla base di quanto deciso in quel di Vallo della Lucania, tribunale ove si terrà il processo dopo che Salerno ha deliberato per la competenza territoriale nel Cilento. Il processo, dunque, si terrà nelle aule vallesi, in attesa delle indagini e delle altre inchieste in corso.