Continua il processo per il femminicidio di Maria Rosa Troisi, uccisa il 20 settembre del 2023 nella sua casa dal marito. Madre di due bimbi e incinta di un terzo, la donna ha trovato la morte per mano dell’uomo che aveva sposato, l’idraulico Marco Aiello.
Ieri si è tenuta un’altra udienza presso la Corte d’Assise, durante la quale ha parlato il fratello della vittima, in rappresentanza della famiglia. Si tratta di Massimo, che ha in un certo senso rotto il silenzio dietro il quale i familiari si erano chiusi, quasi come in una trincea rispetto alla tragedia che avevano vissuto.
Sono parole forti quelle dell’uomo che, particolarmente emozionato e provato, ha voluto ricordare la sorella e si è detto rammaricato per non essere riuscito a evitare il peggio: “Avrei potuto salvarla – ha detto in aula – mi sono sentito impotente. Se avessi saputo cosa stava accadendo, sarei intervenuto”.
Troisi, poi, ha anche dichiarato di non vedere più i nipoti, figli della vittima, da circa un anno e mezzo. Ha preso la parola anche colui il quale è stato fin da subito indicato come il carnefice, elemento per il quale è in carcere fin dal giorno dell’omicidio.
“In galera vogliono uccidermi – ha detto, rilasciando dichiarazioni spontanee – ho trovato qualcosa di strano nel cibo”.
Il quadro che gli inquirenti stanno delineando nei confronti di Aiello è particolare: si parla di una vera e propria ossessione nei confronti di Maria Rosa che, secondo lui, era dedita a relazioni extraconiugali, motivo che sarebbe alla base di continui litigi e che avrebbe scatenato la furia omicida in quel tragico settembre di quasi due anni fa.
Numerose le parti civili che si sono costituite per questo processo, da varie associazioni a enti. Gesti simbolici che hanno come valore la difesa delle donne contro le violenze, rispetto a un efferato femminicidio.