La Corte costituzionale ha detto no: la norma varata dalla Regione Campania, che avrebbe consentito a Vincenzo De Luca di candidarsi per un terzo mandato consecutivo, è in contrasto con la Costituzione.
La sentenza, arrivata oggi, chiude di fatto ogni spiraglio per una nuova corsa dell’attuale governatore, aprendo scenari che impattano anche sul futuro politico del presidente del Veneto Luca Zaia.
Al centro della decisione c’è una legge regionale approvata in Campania, impugnata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che recepiva in ritardo la normativa nazionale (legge n. 165 del 2004), la quale fissa in due il limite massimo di mandati consecutivi per i presidenti di Regione. La Campania, recependo tardivamente la norma, sosteneva che il conteggio dovesse partire solo dal momento dell’adozione regionale, permettendo così a De Luca di puntare a un terzo mandato.
Un meccanismo simile era stato adottato anche in Veneto, dove il recepimento era avvenuto nel 2012, durante il secondo mandato di Zaia, consentendogli di ricandidarsi e vincere un terzo mandato (che tecnicamente è il quarto). Ma con la pronuncia della Consulta, questa interpretazione viene definitivamente smentita.
La Corte ha stabilito che il limite dei due mandati è vincolante a prescindere dal recepimento regionale, e che le Regioni non possono eludere la norma nazionale tramite leggi proprie. De Luca, quindi, non potrà ricandidarsi. E anche per Zaia, la strada verso una nuova candidatura diventa ora estremamente complicata: il principio affermato ha valore su tutto il territorio nazionale, senza possibilità di deroghe locali.
Una decisione che segna un punto fermo nel dibattito sui limiti al potere esecutivo regionale e che, inevitabilmente, ridisegna il futuro politico di due figure centrali della politica territoriale italiana.