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Salerno, 6 arresti per estorsione

Sono sei gli arresti avvenuti questa mattina per estorsione aggravata da metodo mafioso. Le manette sono scattate dopo attente indagini della DIA.

La Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri, nella mattinata odierna, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere, emessa dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari di Salerno su richiesta della Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di sei persone sottoposte ad indagini per il reato di estorsione aggravato dal metodo mafioso.

L’odierno provvedimento fa seguito all’ordinanza di applicazione di misure cautelari adottata, ad inizio del corrente mese, nei confronti di venticinque soggetti indagati a diverso titolo per i reati di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, porto e detenzione illegali di armi, illecita concorrenza con minaccia o violenza e autoriciclaggio nonché, ancora, per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tutte fattispecie aggravate dal metodo e/o dalle finalità mafiose in quanto ritenute riconducibili alla compagine criminale operante nel Comune di Pagani e facente capo, secondo quanto emerso in fase di indagine, a Francesco Fezza e Andrea De Vivo.

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Salerno e dal Reparto Territoriale Carabinieri di Nocera Inferiore hanno infatti permesso di ricostruire un’ulteriore vicenda avvenuta tra i mesi di agosto e novembre 2018 cui, secondo quanto ritenuto dal GIP, avrebbero preso parte i sei destinatari del titolo custodiale, tre dei quali già raggiunti dal precedente provvedimento restrittivo.

Secondo la prospettazione accusatoria gli indagati, a seguito dell’apertura di un’agenzia di autonoleggio nell’isola iberica di Ibiza in ragione di una collaborazione stretta con il gestore di fatto di una società italiana con sede a Nocera Superiore, avrebbero costretto quest’ultimo, con azioni intimidatorie condotte con l’uso di armi e con chiari metodi mafiosi, a rinunciare sia al proprio introito economico derivante dal patto commerciale sia alla proprietà di sette autovetture, arrecandogli un danno economico complessivo di circa 50.000 euro.