Home Attualità Punti nascita chiusi, problemi all’ospedale di Battipaglia?

Punti nascita chiusi, problemi all’ospedale di Battipaglia?

Ospedale Battipaglia

Il 31 dicembre è ormai alle porte e mai come quest’anno sarà una fatidica data. Quel giorno, infatti, chiuderanno i punti nascita.

Dal primo gennaio del 2023, infatti, nel Cilento non sarà più possibile nascere. Per effetto del decreto Balduzzi, i punti degli ospedali cilentani cesseranno le attività. Tale decreto fissa come requisito fondamentale per il mantenimento dei reparti di ostetricia neonatale, il raggiungimento dei quattrocento parti annui. Un numero difficile da raggiungere in un comprensorio che è sì ampio, ma dove il calo demografico è un enorme problema.

L’ospedale “Dell’Immacolata” di Sapri, il “San Luca” di Vallo della Lucania e il “Luigi Curto” di Polla potrebbero perdere i reparti in oggetto. Il condizionale è d’obbligo perché il 31 dicembre non è ancora arrivato, ma i numeri sono molto bassi e difficilmente si arriverà a tali soglie. I sindaci stanno chiedendo agli organi sovraccomunali di intervenire: l’Azienda Sanitaria Locale di Salerno e la Regione Campania vengono spesso tirate in ballo, ma ad oggi non ci sono stati i risultati sperati. Gli amministratori sono sul piede di guerra, ma in molti non possono alzare più di tanto la voce perché troppo legati a Vincenzo De Luca e a Palazzo Santa Lucia. Qualche battitore libero c’è, ma non basta. In ogni caso, da un problema forte e sentito, oltre che molto concreto, ne nasce un altro. Se non si potrà nascere in Cilento, dove vedranno la luce i bambini di quell’area?

Con ogni probabilità, ci si sposterà in altri centri più o meno vicini e la scelta potrebbe ricadere sul “Santa Maria della Speranza” di Battipaglia. Un alto flusso di mamme pronte a partorire potrebbe causare un collasso del reparto, soprattutto alla luce dell’ormai atavica e famigerata penuria di personale medico e paramedico che affligge i nosocomi del Sud. Si potrà passare, dunque, da un problema di poche nascite ad uno di troppe nascite. La via di mezzo c’è e sarebbe quella di accorpare burocraticamente i reparti neonatali cilentani, così da superare lo scoglio delle quattrocento nascite, ma al momento sembra che nessuno voglia seriamente percorrerla.