Sono tante le emergenze che la sanità sta vivendo in tutta Italia, con una situazione complessa anche a livello regionale.
Tra le criticità vi è quella dei medici di base: troppo pochi per troppi pazienti. Secondo la norma, ogni professionista può avere un massimo di 1500 assistiti. Questi ultimi, però, sono in un numero alto rispetto ai medici.
Si crea, dunque, un cortocircuito abbastanza palese.
Altro aspetto della problematica è legato al pensionamento del medico: quando egli raggiunge il limite di età, deve necessariamente ritirarsi, ma non si riesce ad avere un corretto ricambio dato che mancano i nuovi medici di base, non ci sono giovani professionisti per sostituire il pensionato.
Accade, dunque, che ci siano lunghe liste d’attesa anche per l’assegnazione del proprio medico di base. Un circolo vizioso che inizia ancor prima che il paziente possa sottoporsi ad una cura. Una volta che il cittadino riceve la tanto agognata assegnazione, poi, possono iniziare altri problemi: gli studi sono affollati, proprio per il gran numero di pazienti.
Il governo centrale e le Regioni, enti da cui dipende la sanità nazionale e territoriale, sono al lavoro per trovare una soluzione che al momento sembra essere soltanto quella dell’abolizione del numero chiuso per l’indirizzo di medicina all’università, decisione che potrebbe portare all’aumento di camici bianchi, risolvendo l’atavica penuria.