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Piazza Levi, rapinato Pusher

In piazza Carlo Levi ad Eboli è stato rapinato un Pusher. Dopo la sparatoria al rione Pescara, la guerra è proseguita lontano dal rione militarizzato. Lo riporta “La Città” spiegando che il fatto lo raccontano all’ ex rione Pescara.

La famiglia che controlla lo spaccio di droga al rione Pescara, avrebbe tolto allo spacciatore 6.500 euro in piazza Carlo Levi, all’ ingresso del viale Amendola.

Si tratterebbe di un gesto di arroganza per ribadire il controllo delle piazze. Il pusher rapinato avrebbe poi allertato uno zio pregiudicato che, venerdì sera, si sarebbe messo sulle tracce dei fratelli spacciatori. Il tutto si sarebbe concluso davanti a un bar in piazza della Repubblica. La guerra tra le famiglie del rione Pescara non riguarda quindi solo le piazze del rione Pescara, ma anche quelle del centro. La famiglia egemone sarebbe stata indebolita da alcune defezioni in seguito a dei rapporti di fidanzamento finiti.

Dettaglio questo che ha scatenato la rissa tra pusher, con cinque feriti e un accoltellato, nel maggio scorso. Lo spostamento dei pusher da un gruppo all’ altro, da una famiglia all’ altra, avrebbe scatenato la reazione della famiglia egemone che avrebbe iniziato a chiedere il pizzo agli spacciatori. Mercoledì mattina, la risposta. Due pusher “minoritari” hanno sparato all’ indirizzo dell’ abitazione della famiglia dominante.

Giovedì, la reazione, con il ferimento grave di un 29 enne. Chi ha sparato non intendeva intimidire, ma voleva probabilmente ucciderlo. Nelle scorse ore, il ragazzo è stato sottoposto al secondo intervento neurochirurgico. Nella prima operazione è stato rimosso il proiettile che ha distrutto due vertebre cervicali. Nel secondo intervento è stato pulito il midollo dalla polvere da sparo che si era depositata.

I neurochirurghi del Cto di Napoli hanno spiegato ai familiari che nei prossimi mesi tenteranno la ricostruzione delle due vertebre distrutte, così da ridare al paziente la speranza di poter tornare a camminare. Per ora l’ artigiano, intubato e in prognosi riservata, deve vincere la battaglia con la morte.